Oggi abbiamo aperto un vasetto di marmellata d’arance, un’azione apparentemente ordinaria, penserete. Ebbene, non per noi. Svitato il coperchio siamo rimasti letteralmente inebriati da un avvolgente profumo di agrumi sorrentini, così abbiamo delicatamente affondato il cucchiaino nella densa massa arancione pallido e iniziato un viaggio destinazione Campania.

Siamo nella penisola sorrentina per l’appunto, la linea che seguiamo è quella dei Monti Lattari che costituiscono la spina dorsale di questa ricca lingua di terra. Nome buffo? Vero. Deriva proprio da latte, pare faccia riferimento alle capre che pascolavano su questi pendii producendo un candido nettare delizioso. Ci sono molte vie per esplorarli a piedi, c’è l’alta via dei Lattari oppure il Sentiero degli Dei.

Noi da instancabili segugi del sapore ci siamo fatti guidare dal profumo di cose buone. Il naso ci guida fino a Pagani, in provincia di Salerno, a 20 chilometri dalle pendici del Vesuvio. Poco più a sud è collocata la Porta della Costa d’Amalfi ovvero Sant’Egidio del Monte Albino dove le tracce d’epoca romana sono ancora ben visibili tra le viuzze del centro. Da queste parti è di casa una nobile signora sbarcata in Europa con i portoghesi almeno cinque secoli fa. È proprio fino a qui che siamo venuti a trovare l’arancia di Sant’Egidio. Dalla Cina, probabile luogo d’origine di questo frutto, ha messo radici nei terreni vulcanici protesi al Tirreno per fare il pieno di sole e di bellezza. Gli agronomi ne riconoscono la capacità di rimanere per lungo tempo nella pianta e la distinguono per la sua buccia dal colore acceso, talvolta più pallido e tendente all’ocra.

Siamo quasi arrivati, la bionda di Pagani ci aspetta nell’agrumeto del monastero di Sant’Alfonso dove matura nella quiete per mano di sapienti produttori. Come l’abbiamo apprezzato noi, questo frutto è molto amato da nomi illustri della pasticceria per originali sposalizi con altre eccellenze locali come l’albicocca Pellecchiella del Vesuvio. Alfonso Pepe ne faceva una pasta che poi impiegava in varie preparazioni come la Delizia di Sant’Egidio, una cupola che nasconde un babà inzuppato nel succo d’arancia, una crema di latte di bufala profumata all’arancia e una scorza candita.

È arrivato il momento di fermarsi. Diamo l’ultimo sguardo al magnifico aranceto, ci torneremo presto per raccontarvi chi abbiamo incontrato.

Ora fissiamo il profumo nella memoria e riavvitiamo il coperchio, altrimenti qui va a finire che il cucchiaino tocca il fondo de vasetto.

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